Epatite
B: tra prevenzione e danni
Il
virus dell’epatite B (Hbv), è un virus a Dna appartenente alla
famiglia degli Hepadnaviridae.
L’infezione da Hbv è, nella maggior parte dei casi, asintomatica,
mentre l’evoluzione dell’infezione in malattia presenta esordio
insidioso. Il tasso di letalità è pari a circa l’1%, ma la
percentuale aumenta nelle persone con età superiore ai 40 anni.
Nell’adulto
può cronicizzare in circa il 5-10% dei casi. Il rischio di
cronicizzazione aumenta al diminuire dell’età in cui viene
acquisita l’infezione; nel 20% dei casi l’epatite cronica può
progredire in cirrosi epatica nell’arco di circa 5 anni. Il cancro
al fegato (epatocarcinoma) è un’altra complicanza frequente
dell’epatite cronica, soprattutto nei pazienti con cirrosi.
La
sorgente d’infezione è rappresentata da soggetti affetti da
malattia acuta o da portatori cronici, che presentano il virus nel
sangue ma anche in altri liquidi biologici: saliva, bile, secreto
nasale, latte materno, sperma, muco vaginale, ecc.
La
trasmissione avviene:
- attraverso il sangue (pertanto per via parenterale, apparente o non apparente)
- per via sessuale
- per via verticale da madre a figlio
L’epatite
B viene trasmessa attraverso il sangue o i liquidi corporei quali
sperma, secrezioni cervicali ed essudati delle ferite e la saliva
di
individui HbsAg-positivi.
Il
sangue e il siero però contengono
le concentrazioni più alte del virus e la saliva
le
concentrazioni più basse. Il liquido contaminato deve entrare a
contatto col sangue attraverso la pelle (per via percutanea) o
attraverso le membrane mucose, quindi se la cute è integra non vi
sono rischi. Il periodo di incubazione varia fra 45 e 180 giorni, ma
si attesta solitamente fra 60 e 90 giorni.
Dal
punto di vista della prevenzione esiste un vaccino obbligatorio in
Italia dal 1991. La vaccinazione è fortemente raccomandata per i
gruppi di popolazione a maggior rischio d’infezione
(tossicodipendenti, conviventi di portatori cronici, personale
sanitario, ecc).
Vaccino:
prevenzione o no?
Secondo
i dati forniti dal progetto Seieva che dal 1985 segue, per l'Istituto
Superiore di Sanità, l'andamento dei dati epidemiologici relativi
alle epatiti virali in Italia, nella fascia d'età interessata dalla
vaccinazione di massa il numero dei casi di epatite B ogni 100.000
abitanti è rimasto pressoché invariato per anni dopo il 1991. Già
prima della vaccinazione di massa la malattia era in nettissima
diminuzione. L'epatite B quindi non ha risentito minimamente, in
quella fascia d'età, della vaccinazione di massa. E' interessante
notare che questo trend è simile anche per le fasce d'età dove non
è imposto l'obbligo.
Nel calo dei casi di epatite B hanno giocato un ruolo molto importante fattori come i controlli effettuati su sacche di sangue provenienti da donatori, il miglioramento di misure igieniche negli ospedali e campagne informative rivolte ai tossicodipendenti).
Nel calo dei casi di epatite B hanno giocato un ruolo molto importante fattori come i controlli effettuati su sacche di sangue provenienti da donatori, il miglioramento di misure igieniche negli ospedali e campagne informative rivolte ai tossicodipendenti).
Bisogna
sempre ricordare che il 5 - 10% delle persone non risponde alla
vaccinazione con adeguati titoli anticorpali per cause genetiche,
immunosoppressione, malattie croniche concomitanti. Ricordiamoci che
i “non responder” veri sono diversi dai “waning anti-HBs
responder”, persone in cui l'immunità decade nel tempo, nella
migliore delle ipotesi si rimane coperti per 10-12 anni circa, come
ci ricorda questa
dispensa.
Reazioni
avverse al vaccino anti-epatite B
Dal
report del VAERS
possiamo notare che nel periodo 1991 – 2001, “Hepatitis B (HEP)
vaccine had the second highest distribution (>200 million net
doses) but an overall reporting rate of 11,8 reports per 100 000 net
doses distributed. “ - Il vaccino anti-epatite b fu il secondo
maggiormente distribuito (>200 milioni di dosi) ma una
segnalazione di reazioni avverse di circa 11,8 per 100.000 dosi
DISTRIBUITE, quindi non quelle effettivamente usate, quindi il tasso
potrebbe essere addirittura più alto. - 36.788 furono le reazioni
avverse riportate nel periodo tra il 1992 ed il 2005, 14.800 delle
quali erano così serie da comportare ospedalizzazione, rischio di
morte o disabilità permanenti. Risultò anche un totale di 781
decessi.
- La malattia celiaca rientra a quanto pare tra quelle patologie per cui, se anche si vaccinasse, si rischierebbe una mancata risposta adeguata al vaccino. Nel caso si segua una dieta gluten free si alzano le probabilità di avere una risposta adeguata, ma rimangono probabilità, come è evidente da questo studio.
- Chronic fatigue syndrome and fibromyalgia following immunization with the hepatitis B vaccine: another angle of the 'autoimmune (auto-inflammatory) syndrome induced by adjuvants' (ASIA) – Sindrome da stanchezza cronica e fibromialgia successive a immunizzazione con vaccino anti-epatite B: un altro lato della sindrome auto-immune indotta da adiuvanti (ASIA)
- Essendo un vaccino contenente adiuvanti può causare anche: piressia, artralgia, problemi cutanei, stanchezza muscolare, mialgia, come si vede da questo studio.
- Questo studio è a supporto del collegamento tra vaccini (tutti) e relativi componenti collegabili a eventi avversi immunomediati o patologie autoimmuni.
- In questa analisi di un caso clinico si vuole porre l'attenzione dei medici su problemi metabolici che un neonato potrebbe avere nel momento della vaccinazione e bilanciare meglio rischi e benefici. Il bambino che soffriva di aciduria matilmalonica ha subito una encefalopatia vaccinale.
Fonti
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